APPUNTI DI ASCETICA ANNO 2004

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n.11 Giunti a un luogo detto Golgota

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«Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene,
chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui.
Giunti a un luogo detto Golgota, che significa
luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato
con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle
bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono
le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano
la guardia. Al di sopra del suo capo, posero
la motivazione scritta della sua condanna: “Questi è Gesù, il re dei Giudei”.
Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo
il capo e dicendo: “Tu che distruggi il tempio
e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso!
Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!”. Anche
i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo
schernivano: “Ha salvato gli altri, non può salvare
se stesso. È il re d’Israele, scenda ora dalla croce
e gli crederemo. Ha confidato in Dio; lo liberi lui
ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio
di Dio!”. Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano
allo stesso modo. Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si
fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò
a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa:
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano:
“Costui chiama Elia”. E subito uno di loro
corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto,
la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli
altri dicevano: “Lascia, vediamo se viene Elia a
salvarlo!”. E Gesù, emesso un alto grido, spirò»
(Mt 27, 32-50).

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